Negli ultimi dieci anni, il settore non profit in Italia ha attraversato significative dinamiche e trasformazioni, come presentate da Massimo Lori, Responsabile del registro statistico delle istituzioni non profit Istat.
Crescita numerica del settore Non Profit
Nel decennio 2011-2021, il settore non profit è cresciuto numericamente, registrando un aumento superiore al 20% sia nel numero di istituzioni non profit (INP) che nel numero di dipendenti. Tuttavia, il volontariato ha mostrato una leggera diminuzione (-2,0%).
Cessazione delle Istituzioni Non Profit
Circa il 40% delle istituzioni censite nel 2011 non sono più attive nel 2021, cessando l’attività o diventando temporaneamente inattive. Le principali teorie organizzative suggeriscono che le INP con minore probabilità di sopravvivenza sono quelle più giovani, di piccole dimensioni, che operano in ambienti competitivi, dipendono da una sola fonte di entrata e godono di minore consenso sociale.
Profilo delle “nuove” Istituzioni Non Profit
Le INP nate dopo il 2011 (circa il 35% delle INP attive nel 2021) sono più diffuse tra le cooperative sociali e le associazioni. Sono particolarmente presenti nel Mezzogiorno italiano. Inoltre, il 37,0% di queste nuove INP non sono iscritte al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS).
Registro Istat e Registro RUNTS
Nel 2021 il 23,9 % di INP è presente nel RUNTS. Le INP non presenti nel RUNTS operano principalmente nei settori dello sport, cultura e ricreazione e sono spesso associazioni (86,5%) in prevalenza concentrate nelle regioni del Nord Italia (50,3%). Il 79,5 % di ETS è presente nel Registro Istat ma includendo anche le INP inattive dal punto di vita statistico è pari al 92,3%.
Sabrina Stoppiello, Responsabile Censimento permanente delle istituzioni non profit Istat, ha presentato un quadro informativo preliminare sulla digitalizzazione delle istituzioni non profit (INP) basato sui primi risultati del Censimento permanente condotto nel 2022 con riferimento all’anno 2021.
Utilizzo del digitale e territorio
Nel 2021 il 79,5% delle istituzioni non profit utilizza almeno una tecnologia digitale. Di queste, il 74,9% (pari a 288.000 INP) ha fatto uso principalmente delle tecnologie digitali che consentono la connessione a Internet. Una percentuale più limitata (9,8%) ha investito in servizi di cloud computing e il 2,2% delle INP digitalizzate ha adottato tecnologie avanzate.
Quattro istituzioni non profit su dieci hanno un livello «base» di digitalizzazione, caratterizzato dalla connessione a internet e da una contenuta propensione all’utilizzo del digitale per finalità comunicative o di collaborazione
INP che utilizzano solo la connessione internet
Le INP che hanno fatto uso solo della connessione Internet rappresentano il 40,5% del totale, pari a circa 146.000 istituzioni. L’87,5% di esse non ha dipendenti, ma il 29,5% ha dimensioni medie o medio-grandi in termini di volontari (10 volontari o più).
INP che utilizzano tecnologie digitali “avanzate”
Le INP che hanno adottato tecnologie digitali avanzate rappresentano il 2,2% del totale, pari a circa 8.000 istituzioni. Il 30,7% di esse ha almeno un dipendente e il 72,8% ha almeno un volontario. Una su due si è avvalsa di uno specialista ICT.
INP non digitalizzate
Le INP non digitalizzate sono in gran parte Associazioni (86%) concentrate principalmente in settori come attività sportive (41,2%), attività ricreative e di socializzazione (20,1%), e attività culturali e artistiche. La maggior parte di queste istituzioni non prevede di utilizzare tecnologie digitali nel triennio 2022-2024, mostrando poco interesse per la connessione internet (71,5%), piattaforme digitali (83,5%), o applicazioni mobile (81,9%).
Gli ostacoli alla digitalizzazione
Tra le principali ragioni che hanno ostacolato la digitalizzazione del settore non profit la scarsa cultura digitale (15,7%) e la presenza di altre sfide e/o problematiche più urgenti (13,8%).