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Sostenibilità Integrale E Impatto Sociale

Contributo di Giovanna Melandri, Presidente Human Foundation e Social Impact Agenda per l’Italia (SIA)

Le Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile sono da sempre un importante momento di confronto, ma anche l’occasione per rendere concrete riflessioni accademiche. E non solo. Per questo motivo, all’interno del mio intervento, proverò a proporre un’agenda operativa. Papa Francesco ha chiamato a raccolta gli economisti del mondo e ha chiesto loro un salto cognitivo. Quel salto cognitivo che il professor Zamagni collocava nel recente lavoro di Joseph Stiglitz, Nicholas Stern e altri. Anche io mi sono formata da economista e sono un’allieva di Federico Caffè, grande maestro italiano che già negli anni ‘90 parlava di questi temi. Muhammad Yunus nel suo intervento ha sottolineato la criticità del momento in cui ci troviamo; una fase in cui dobbiamo “spegnere il fuoco”. Un fuoco che, in realtà, non si è acceso con la pandemia.

Da circa trent’anni – sin dalla Conferenza ONU di Rio de Janeiro su Ambiente e Sviluppo del 1992, a cui ho partecipato guidando la delegazione italiana – si parla di crisi climatica e di quel famoso limite di 1,5° Celsius da non superare, citato anche nell’intervento di Yunus. Questo limite era presente come indicazione già nel primo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) del 1990. Purtroppo le cose stanno peggiorando. La rivista scientifica Nature ha pubblicato un articolo che evidenzia come le capacità di assorbimento dell’anidride carbonica del “polmone del mondo”, la Foresta Amazzonica, da qualche mese non sono più tali neanche per assorbire quella prodotta da sé stessa. Questo disaccoppiamento della crescita economica e dell’uso dei combustibili fossili è una delle più imminenti emergenze planetarie, ma anche un’emergenza sociale.

La sindemia – ovvero la simultaneità tra pandemia sanitaria, ambientale, economica e sociale – aggravata dal Covid-19 ha smascherato le contraddizioni sociali della nostra struttura economica. Ha colpito in primis i lavoratori poveri e precari, già alla periferia del sistema delle tutele. Ha ulteriormente bloccato l’autonomia delle giovani generazioni. Ha messo alla prova i sistemi familiari e soprattutto le donne. Ha aumentato la fragilità sociale degli anziani. Ha moltiplicato le povertà educative.

Concordo con il professor Zamagni quando dice che non dobbiamo parlare solo di fragilità, ma delle vulnerabilità strutturali presenti nel nostro Paese, aggravate dalla transizione tecnologica. Il paradigma dell’economia ad impatto lavora sul dare e costruire un volto umano alla transizione tecnologica e all’intelligenza artificiale, ancorato al tema dell’occupabilità, in relazione a questo salto antropologico che ci sta accompagnando.

È possibile immaginare che sia solo l’Economia Civile a “caricarsi sulle spalle” tutta la trasformazione del sistema? Credo che Le Giornate di Bertinoro e AICCON ci debbano servire ad andare oltre questa prospettiva. Provo, quindi, a fare delle proposte concrete.

Il governo Italiano al momento presiede il G20 e co-presiede COP26 (Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) e ha, quindi una possibilità di azione molto forte per orientare alcune scelte a livello internazionale e di mettere al centro della propria agenda alcuni temi, tra cui quello dei beni comuni. Su questo mi ricollego a quanto detto da Yunus e Zamagni sul tema del vaccino. In Italia c’è un dibattito pubblico su vax e no vax, ma non sul fatto che il 75% dei vaccini è andato ai paesi ed ai cittadini ricchi dell’emisfero nord del mondo, né sul tema dei brevetti come bene comune. Inoltre, c’è un dibattito sulla possibilità di introdurre l’obbligatorietà del vaccino, di cui sono assolutamente convinta perché è un salvavita, e non discutiamo del fatto che ci sono miliardi di poveri a cui questo vaccino non verrà somministrato. Considero tutto ciò uno scandalo culturale e ci tengo che emerga questo tema, come richiesta diretta di questo palco al Governo, anche in qualità di Presidenza G20. Rimango ancora sul tema della grande negoziazione multilaterale internazionale, sottolineando che da maggio il prezzo dei combustibili fossili è aumentato del 95%. Siamo quindi in un momento molto delicato, perché da un lato vi è l’agenda della decarbonizzazione e dall’altro lato continuano ad esserci persone che ci dicono che questo disaccoppiamento è molto difficile. Dal 1992 sappiamo che questa transizione è tanto fondamentale quanto complicata e ha bisogno di essere accompagnata da politiche pubbliche che non riversino il costo della transizione sui più fragili.

Infine, non posso non trattare il tema della finanza, essendo Presidente di Social Impact Agenda per l’Italia, una rete di stakeholder che cercano di promuovere l’ecosistema dell’impact investing in Italia.

Tenere insieme in maniera ibrida la prospettiva, la vitalità e la strategicità dell’Economia Civile, con la sfida dell’ingegnerizzazione di modelli di azione pubblico-privato-sociale, penso sia oggi il cuore dell’exit strategy dalla crisi e dalla sindemia strutturale che stiamo attraversando.

Per esempio, come accennato dal Ministro Enrico Giovannini, nei meccanismi di appalto, di concessione e di valutazione delle gare del PNRR nel campo delle infrastrutture saranno presi in considerazione come elementi premiali la creazione di lavoro giovanile e femminile. Tuttavia, dobbiamo ricordare che i circa 220 miliardi di euro che come debito stanno arrivando all’Italia dovranno essere tutti spesi in questo modo, con un approccio di valutazione di impatto ex-ante, richiesto anche dall’Europa. Il meccanismo di erogazione delle risorse pubbliche del PNRR è un meccanismo che collega l’erogazione alla realizzazione degli obiettivi, seguendo la logica PbR – Pay by Result – di cui parliamo da molti anni nel mondo impact. Per far sì che queste risorse arrivino a finanziare una grande stagione di investimenti ad impatto – ossia che leghino il rendimento dell’investimento all’impatto e alla capacità generativa ambientale, sociale, di genere, di territorio – è necessario un adeguamento, un’abilità nella pubblica amministrazione che va distribuita, diffusa e costruita in tutte le amministrazioni che gestiranno il PNRR.

Social Impact Agenda per l’Italia è il nodo italiano di una rete mondiale di impact investor nata nel 2013, quando in seno al G7 si costituì la prima a Task Force internazionale per la per la finanza d’impatto. Dalle 40 di raccomandazioni elaborate nel 2014 per il Governo, ne abbiamo elaborate 10 nel 2021, più stringenti, per realizzare una Impact Economy. Ne riporto alcune, per mostrare il cammino che SIA sta facendo[1]. Innanzitutto, ingegnerizzare i modelli Pay by Result come strumenti di attuazione del PNRR. Questo significa creare il campo di collaborazione tra finanza pubblica a debito e l’Economia Civile e la tradizione cooperativistica italiana. Dobbiamo infatti ricordare che il PNRR è finanziato con il debito che per essere “buono”, come detto dal Primo Ministro Draghi, deve generare valore, non solo finanziario, ma anche sociale, ambientale, di genere e territoriale.

In secondo luogo, sostenere la creazione di fondi impact di equity e di credito, il cui capital gain viene oggi tassato come un fondo speculativo. Dobbiamo, quindi, ri-orientare anche le preferenze del mercato da questo punto di vista. Inoltre, chiediamo da tempo di modificare il coefficiente di assorbimento di capitale dando atto al fatto che la probabilità di inadempimento relativo ai finanziamenti in favore di imprese sociali ed infrastrutture sociali è dimostrato essere più basso. Un altro tema è quello degli investitori istituzionali. L’Italia ha nella previdenza complementare circa 250 miliardi di euro da investire, che devono atterrare nell’economia reale, in strumenti di finanza d’impatto.

Infine, c’è il grande tema della misurazione, di cui parliamo da anni. I mercati dei capitali sono regolati con le stesse procedure contabili e di reporting finanziario che furono definite, dopo un dibattito molto acceso, nel secondo dopoguerra negli Stati Uniti. Meccanismi che devono essere superati, perché siamo in un mondo completamente diverso. Dobbiamo superare i bilanci di sostenibilità, i bilanci sociali e i bilanci ambientali per arrivare a quello che la rete internazionale degli impact investors sta provando a costruire: l’impact weighted account, ossia strumenti di rendicontazione che integrino il dato finanziario con l’impatto di genere, sociale ed ambientale.

Questa è la sfida storica, filosofica, politica e tecnica del Movimento Impact Italiano.

[1] “Le 10 raccomandazioni di Social Impact Agenda per l’Italia”, disponibile al seguente link: ttps://www.socialimpactagenda.it/pubblicazioni/

 

Il contributo è pubblicato nel volume “GENERAZIONI. La sfida della Sostenibilità Integrale” che raccoglie tutte le relazioni e approfondisce i temi emersi in occasione della XXI edizione delle Giornate di Bertinoro per l’Economia Civile.

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AICCON

AICCON è il Centro Studi promosso dall'Università di Bologna, dal movimento cooperativo e da numerose realtà, pubbliche e private, operanti nell'ambito dell’Economia Sociale, con sede presso la Scuola di Economia e Management di Forlì.

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