Articolo di Andrea Baldazzini, Università di Bologna
Decisivo per abilitare una transizione che sia anche trasformativa e non si limiti ad un aggiornamento dello status quo, sarà l’avvio di un passaggio generazionale che implica una progressiva partecipazione dei giovani all’interno dei principali processi decisionali in tutti gli ambiti funzionali al tracciamento delle nuove direzioni per lo sviluppo.
Non basta l’ascolto delle istanze provenienti dalle nuove generazioni o il dar loro voce, ma si tratta di costruire percorsi espliciti all’interno delle organizzazioni e delle istituzioni in grado di realizzare una progressiva formazione e responsabilizzazione dei più giovani.
Riconoscerne il diritto alla partecipazione, presuppone dunque il riconoscimento del bisogno di un dialogo che attivi una circolarità generativa tra esperti e chi coltiva nuove visioni, senza dimenticarsi di coloro che faticano ad orientarsi all’interno degli attuali contesti societari rischiando l’isolamento e l’esclusione.
Permettere ai giovani di prendere parte al percorso di costruzione del futuro della collettività in cui abitano, vuole però dire anche metterli nelle condizioni di poter costruire delle proprie progettualità e coltivare personali aspirazioni che spesso i rischi sociali odierni come quelli del precariato finiscono per inibire.
Ancora una volta la risponda alla sfida di una sostenibilità integrale passa per un’altra alleanza, ovvero quella tra generazioni.
La prima giornata si concluderà con la sessione “Il fattore generazionale come “leva” della Sostenibilità Integrale” (ore 17.15-18.00).
Con la partecipazione di Selene Biffi, imprenditrice e cooperante e Sara Roversi, Future Food Institute in conversazione con gli studenti del Corso di Laurea Magistrale in Management dell’Economia Sociale dell’Università di Bologna, Campus di Forlì.
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