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L’innovazione Sociale Rischia Di Non Essere Trasformativa

Articolo di Paolo Venturi (Direttore AICCON) pubblicato su Il Sole 24 Ore 8 settembre 2024

Nonostante i numerosi progetti che mirano a coinvolgere le comunità locali, i fenomeni di gentrificazione dimostrano che i risultati delle azioni di rigenerazione urbana spesso avvantaggiano solo una parte della popolazione, contribuendo a escludere ulteriormente i gruppi più vulnerabili. Come evidenziato dal rapporto del Censis del 2022, il 20-25% di aumento del costo della vita nei quartieri di Roma e Milano coinvolti in questi progetti rappresenta un esempio lampante di come l’innovazione sociale possa fallire nel suo obiettivo se non è veramente inclusiva.

La difficoltà di coinvolgere autenticamente le comunità locali nel processo decisionale sottolinea una delle principali debolezze dell’innovazione sociale in Italia, dove solo il 18% delle iniziative include i cittadini nelle fasi di progettazione e implementazione. Questo dato, fornito dall’Istat nel 2023, evidenzia la necessità di ripensare profondamente il modo in cui le politiche di innovazione sociale vengono concepite e attuate.

È sconcertante osservare come, nonostante la crescente consapevolezza delle disuguaglianze, continui a prevalere un’idea di città esclusiva, che include in maniera residuale, solo per sanare e compensare le esternalità negative di un modello che nessuno mette in discussione, se non a parole.

L’innovazione, ridotta a mera pratica che non cambia “le regole del gioco”, perde la sua natura trasformativa e rischia così di diventare paradossalmente uno strumento al servizio della rendita.

Per evitare questo, è essenziale ripensare il ruolo delle istituzioni pubbliche. Spesso, infatti, queste ultime promuovono politiche che favoriscono modelli di sviluppo incapaci di mettere in discussione le iniquità strutturali. Il caso delle politiche di welfare locale, che non riescono a raggiungere il 22% delle famiglie italiane in difficoltà economica, secondo un’indagine di Openpolis del 2023, è emblematico di questa disconnessione.

Questo divario sottolinea l’urgenza di infrastrutturare, dentro (e non solo fuori) il perimetro della Pubblica Amministrazione, aree dedicate alla realizzazione di politiche per l’innovazione sociale. Politiche di serie A, sussidiarie e moderne, intersettoriali e orientate al cambiamento (impact-oriented), capaci di accelerare il passaggio da un modello centralizzato e burocratico a uno più inclusivo e decentralizzato, che dia maggiore autonomia, risorse e potere alle comunità locali. Le iniziative che adottano una prospettiva a lungo termine e che ingaggiano le comunità hanno infatti maggiori probabilità di generare cambiamenti duraturi ( + 40% secondo Lse 2022).

Un’ultima correzione riguarda la misurazione dell’impatto sociale di queste trasformazioni, oggi eccessivamente ancorata a metriche quantitative. Non si intende mettere in discussione la necessità di misurare le politiche di innovazione sociale, ma l’enfasi crescente sui soli elementi quantitativi.
Al netto delle criticità che la ricerca scientifica ha già fatto emergere studiando gli effetti una valutazione meramente standardizzata (riduzione della complessità, depotenziamento del contesto e distorsione delle priorità), il vero tema è che si rischia di generare una eterogenesi dei fini, alimentando così processi che mirano alla conservazione.

Se osserviamo casi concreti relativi all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, al lavoro in carcere, ai progetti di rigenerazione delle periferie delle città o delle aree interne del Paese, a progetti contro la povertà e alle esperienze di welfare di comunità, cosa emerge?

L’evidenza empirica di queste progettualità ci restituisce un minimo comune denominatore: la “creazione di valore sociale” nasce dall’inclusione e dall’attivazione della persona, dalla sua valorizzazione.

È infatti il potenziamento della persona nella sua integralità (desiderio incluso) che permette un cambiamento tanto nei bisogni, quanto nei contesti.

Fonte: Il Sole 24 Ore 8 settembre 2024

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AICCON

AICCON è il Centro Studi promosso dall'Università di Bologna, dal movimento cooperativo e da numerose realtà, pubbliche e private, operanti nell'ambito dell’Economia Sociale, con sede presso la Scuola di Economia e Management di Forlì.

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