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Il Teatro Povero Di Monticchiello

La storia del Teatro Povero di Monticchiello, un piccolo borgo nel cuore della provincia di Siena. Monticchiello è, attorno all’esperienza del “teatro povero”, la prima e più famosa “cooperativa di comunità” in Toscana.

Il Teatro Povero di Monticchiello è un progetto sociale e culturale nato negli anni ’60. Nel 1980 nasce la Cooperativa del Teatro Povero di Monticchiello, che si occuperà progressivamente e sempre piú anche della gestione di attività sociali e assistenziali alla comunità di Monticchiello.

In occasione dell GDB 2020 Digital Edition avremo il piacere di presentare un video che racconta la potenza trasformativa del mutualismo come il Teatro Povero di Monticchiello.

Di segutio un’anticipazione dell’esperienza del Teatro Povero di Monticchiello dalle parole di Andrea Cresti, uno dei fondatori e promotori dell’esperienza.

“Sono passati cinquataquattro anni dalla prima volta che il “nostro palcoscenico”ci accolse permettendoci  di raccontare a chi ascoltava la storia di gente disorientata da quel benefico, anche se non sempre, temporale che stava sgretolando il mondo della mezzadria che ci ha fatto conoscere e che poi, senza mai tradirlo perlomeno lo spero, è diventato ed è la radice profondissima della nostra lunga esperienza di teatro e vita. I volti, le espressioni, il linguaggio, quei corpi sul palcoscenico, quelle storie, insieme a quella altrettanto fondante del “6 Aprile del ’44”   e poi quelle di un futuribile inquieto assunsero un   significato potente che mostrava e mostra ex contadini che abbandonato quel mondo tornavano a riviverlo sul palcoscenico con grande gioia e determinazione. Col desiderio di raccontarlo perché si capissero le ragioni di quel passaggio storico verso una modernità desiderata e  poi voluta seppure con fatica.

Un bel gesto di sublimazione insomma.

Gente disorientata, dicevo, perché contemporaneamente e a seguito di quei fatti si stava sgretolando anche la comunità del borgo che non aveva armi per difendersi. Gente disorientata ma determinata a resistere che scelse il teatro e la cultura per comunicare ad altri il proprio disagio di fronte ad un mondo che si stava allontanando a velocità impressionante.

1967: il primo spettacolo in piazza.

E quello fu forse il momento più gratificante ed inquieto della mia vita perché capii che nasceva per noi qualcosa di nuovo che, però, poteva scomparire il giorno dopo.

Per nostra fortuna non accadde ma anzi lasciò intravedere il futuro di comunità nuova, non chiusa, non gretta e autoreferenziale, non incattivita con il prossimo, non sconfitta dal destino della marginalità, ma aperta a discutere ogni problema e ad accogliere chiunque arrivasse a Monticchiello a vedere che succedeva.

Non più gente disorientata ma gente pian piano consapevole che lo spirito che ci stava legando aveva un nome: solidarietà e tenacia, comunità.

Un tempo splendido quello, seppure continuando a percorrere sempre strade accidentate che potevano rendere difficile il futuro di questa creatura teatro che ci appariva bella potente e fragilissima allo stesso tempo. Creatura che per ognuno di noi poteva avere significati diversi: artistico, sociale, politico nel senso più nobile del termine, ma sempre e comunque profondamente umano e che ancora è qui con lo scopo di mantenere una comunità viva, reattiva, propositiva, disponibile e sempre aperta al mondo. Sempre.

Ed eccoci ad oggi o meglio eccomi ad oggi dove tutto sta cambiando.

Dove tutto soffre per una situazione imprevista e imprevedibile, dove i dubbi confondono uno scenario già incerto di per se. Infido. E allora in questo scenario nebbioso si consolida per noi la certezza di un percorso: dalla comunità alla cooperazione e viceversa; dalla cooperazione in senso ampio alla cooperativa di comunità dove, come nel nostro caso, molti giovani hanno trovato occupazione compreso un piccolo gruppo di ragazzi africani lavoratori bravissimi e integrati.

Dalla gestione di un ufficio turistico a quella di un   ristorante, alle più differenti forme di lavoro comprese l’organizzazione di mostre, convegni, attività ricreative anche per i bambini e non ultimo, per lo meno lo spero, il teatro: creatura fondante per la comunità. Una bella vitale e improvvisa realtà che si consolida dopo più di mezzo secolo di vita.

Creatura allora in continua evoluzione nell’ampia scena delle attività culturali. Indubbiamente affascinante oltre che imprevista.

Realtà da difendere e da guardare con occhi limpidi e anche critici però!

Perché in queste considerazioni non si deve tacere un grande rischio: nel procedere della vita comune infatti può manifestarsi anche il pericolo del suo disfacimento a causa dell’affacciarsi (timidamente fino a prevalere) delle istanze egoistiche e personalistiche, dei rancori sopiti, dei sentimenti distruttivi e tutto questo fino alla consunsione che si può anche negare, ma comunque esiste e cresce anche se non ce ne accorgiamo,    fino a perdere i pezzi del “mosaico” e annientare completamente il suo significato.   E questo può improvvisamente succedere quando e se capiti un inciampo, seppure piccolo e impensabile, che scardini a cascata la solidità dei rapporti interpersonali, nel senso che a seguito di questo imprevisto possano affiorare in una schiuma torbida, i sentimenti negativi trattenuti o repressi.

E allora in questo caso occorre provocare “un ascesso da fissazione” che maturi fino ad esplodere e trascini con se la condizione di crisi e permetta la caparbia ripresa di tutte le attività culturali e incrementi tutte le attività della cooperativa di comunità, attenti sempre a mantenere una condizione di tensione creativa che faccia percepire con chiarezza il senso della vita così che nel complesso delle tensioni distruttive, seppur non univoche, riemerga potente e purissimo il sentimento e la condizione umana, seppure diversa, che nasce dopo la percezione di una crisi che avrebbe potuto accompagnarci per una via senza ritorno.

E concludo dicendo che sono fermamente convinto che tutto questo sia possibile e utile anche ad arricchire il tempo della vita dedicato al prossimo.”

Per saperne di più > https://teatropovero.it/

 

AICCON

AICCON è il Centro Studi promosso dall'Università di Bologna, dal movimento cooperativo e da numerose realtà, pubbliche e private, operanti nell'ambito dell’Economia Sociale, con sede presso la Scuola di Economia e Management di Forlì.

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